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Chiunque si sia ritrovato con un arto ingessato, sa quanto sia fastidioso. E ci vuole poco a capirlo anche per chi fortunatamente non è mai stato ingessato: il gesso è pesante, fa sudare, può far venire piaghe o lesioni da decubito e ovviamente...
"Chiunque si sia ritrovato con un arto ingessato, sa quanto sia fastidioso. E ci vuole poco a capirlo anche per chi fortunatamente non è mai stato ingessato: il gesso è pesante, fa sudare, può far venire piaghe o lesioni da decubito e ovviamente non va assolutamente bagnato.
Per ottenere una corretta immobilizzazione dell’arto fratturato occorre prima di tutto personale
specializzato che, con la supervisione dello specialista ortopedico, modelli manualmente l’ingessatura facendola aderire nei punti corretti. È comunque un lavoro “artigianale” e vi sono molti limiti palesi in una perfetta personalizzazione dell’ingessatura.
Sicuramente non è un supporto pratico o moderno, basti pensare che il gesso è nato nel 1851 e fino ad oggi pare essere l’unica soluzione che si prospetta davanti ad un arto fratturato.
Se invece vi dicessimo che ora esiste anche un metodo alternativo?"
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